Dall’11 gennaio nelle sale cinematografiche arriva il film, drammatico, del regista tunisino Abdellatif Kechiche, che ha sfiorato il Leone d´oro a Venezia ed ha dovuto accontentarsi del Premio Speciale della Giuria

Cous Cous : La Graine et le Mulet

  Cultura e Spettacoli  

Dopo oltre trentacinque anni da operaio presso il cantiere navale di Sète, il sessantenne, arabo-francese di prima generazione, Slimane (Habib Boufares, un non professionista che lavorava in cantiere), vede dissolversi i suoi sogni per un futuro sereno quando gli viene dimezzato l´orario di lavoro.

L’uomo, diviso tra la sua "prima" numerosa famiglia e la nuova compagna, Latifa, cerca a questo punto di poter realizzare un progetto: aprire un ristorante un po´ speciale, il cui piatto forte sarebbe il mitico cous cous della ex-moglie.

Con enormi sforzi acquista una nave con l´intenzione di farne un ristorante a conduzione familiare.

Slimane viene sostenuto nel suo progetto dal suo gruppo familiare, fatto di donne decise e organizzate e di uomini inerti e inaffidabili, cerca di realizzare il sogno di aprire.

Per raccontare l´avventura di emancipazione Kechiche indugia a lungo sui piccoli eventi quotidiani: il pranzo domenicale (che occupa ben 40 minuti di film), lo sfogo di una moglie tradita, il pellegrinaggio burocratico tra carte e permessi per aprire il locale, l´impegno collettivo per preparare il cous cous che dovrà stupire i numerosi clienti dell´inaugurazione.

La graine et le mulet non è però un film sul razzismo, come ha tenuto a sottolineare il regista: "Piuttosto è una pellicola sulla vita degli immigrati arabi di prima generazione, uomini sradicati che conservano una grande nostalgia per il loro paese. Alle loro storie ho voluto conferire una dimensione eroica".

Il film, che contiene sguardi sul lavoro precario, sull´integrazione e sulle differenze di genere, secondo le intenzioni del regista, punta soprattutto a far luce "sull´aspetto romanzesco della vita quotidiana. Volevo dare a questa comunità la possibilità di esprimersi nella massima autenticità. E´ per questo che ho scelto di mostrarli mentre piangono, ridono, mangiano".

Sottolineiamo, in particolare, l’interpretazione di Hafsia Herzi del personaggio di Rym, la giovane figlia della seconda compagna di Slimane, che muove la storia, spinge tutti a lottare per esaudire i propri desideri e, in una scena finale, si esibisce in una sensuale danza del ventre.

Nel presentate il suo film il regista tunisino Abdellatif Kechiche ha sottolineato che "tutti i dialoghi sono stati recitati così come sono nella sceneggiatura, con pochissime variazioni volute dagli attori sul set. Gli interpreti hanno provato moltissimo, per più di un mese, anche perché avevo bisogno che si scambiassero le loro opinioni, che si creasse tra loro un legame quasi familiare".

FdS

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