Dopo trent’anni di assenza e fino al 12 giugno, Alberto Savinio torna a Milano con una mostra antologica che celebra l’opera di un artista raffinato e poliedrico

Milano: Alberto Savinio a Palazzo Reale

  Cultura e Spettacoli  

L’esposizione Alberto Savinio. La commedia dell’arte, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune e prodotta da Palazzo Reale con 24 Ore Cultura (Gruppo 24 Ore), curata da Vincenzo Trione, è accompagnata, in apertura e chiusura, dalla voce di Toni Servillo, che legge una selezione di testi saviniani dedicati all’arte e al teatro ed è divisa in cinque sezioni.

Miti dipinti  - La mostra si apre con la sezione dedicata al rapporto con il mito: rovine, templi antichi, statue e leggende sono la grammatica con cui Savinio rappresenta lo “spirito moderno”. Tracce che rinviano a una Grecia “portatile e nei modelli più alti tascabile”.  Schegge che consentono di “intelligere la vita nel modo più acuto e assieme più ‘frivolo’”. Sono “dèi leggeri” quelli che si rivelano nell’universo saviniano, impegnato in operazioni ordinarie come Hermes il portalettere. Si tratta di presenze tangibili, in bilico fra burla e tragedia. Numi straniati o deformati, magari ingolfati in abiti borghesi, sovente affacciati verso terre lontane. Tra le opere esposte in questo capitolo: “Battaglia dei centauri” (1930), “In visita” e “Penelope” (1930). Queste ultime tele fanno parte del ciclo “Canto d’amore”, dove personaggi animaleschi imperturbabili indossano abiti borghesi in scenografie sontuose.

Letterature dipinte - Nella seconda sezione, la pittura si apre a nuovi codici. L’artista elabora una personalissima cartografia divagando nei territori della letteratura. Ritrae poeti, filosofi e muse, per sottolineare il legame indissolubile tra opera scritta e dipinta. Tra i quadri esposti: “Il sogno del poeta” (1927), “I filosofi” (1927). Rilevante l’omaggio ad Apollinaire (1927), il nume tutelare dei fratelli de Chirico negli anni parigini, dove si riprendono i tratti di un volto femminile romano del Fayyu’m.

Architetture dipinte - Savinio si accosta all’architettura, saldando monumentalità e giocosità: assembla blocchi cromaticamente molto vivaci, che precipitano obliqui verso il primo piano. Sono scatole poste di traverso, aperture spaziali stranianti nel proporre inattesi dialoghi tra spazi interni e spazi esterni. Mondi sospesi, tra continui affioramenti e citazioni tratte dal mondo classico, con frequenti richiami dechirichiani. In questa sezione “La partenza degli Argonauti” (1925-1926); “Fiori stranieri” (1928); “Oggetti abbandonati nella foresta” (1928) dove l’artista-fanciullo trasforma gli oggetti in giocattoli, strumenti dell’immaginazione costruttiva e creativa; e “Nascita di Venere” (1950) in cui l’architettura diventa scenario di un confronto drammatico tra territori celesti e territori terreni.

Oggetti dipinti - La quarta sezione, dedicata alle sperimentazioni nell’ambito delle arti applicate, presenta l’onnivora curiosità di Savinio, il quale si mette alla prova in molte discipline. Esplora la musica, come compositore ed esecutore; si impegna nel teatro, come autore di complesse messinscene. Scrittore prolifico, critico d’arte e letterario, disegna anche schizzi per tessuti, arazzi e tappeti; produce mosaici e mattonelle in maiolica. Tra i lavori esposti, bozzetti per stoffe, abiti, mosaici e le fotografie dell’intervento realizzato da Savinio per Villa Malaparte a Capri (una mattonella raffigurante una lira classica).

Scenografie dipinte - Il rapporto con il teatro è un tema costante nella ricerca saviniana. Come emerge dai continui riferimenti “spettacolari” che caratterizzano i suoi quadri. E come emerge dalle costruzioni “spettacolari”, frutto soprattutto della collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano. Per la Scala Savinio realizza, tra il 1948 e il 1951, quattro spettacoli in qualità di scenografo, costumista e, in alcuni casi, regista: Oedipus rex (1948); I racconti di Hoffmann (1949); l’Uccello di fuoco (1950) e Vita dell’uomo (1951). Oltre ad Alcesti di Samuele, che nel 1950 è rappresentato al Piccolo Teatro con la regia di Giorgio Streher. Importante anche la collaborazione con il Teatro del Maggio Fiorentino. In questo capitolo sono raccolti i bozzetti delle opere eseguite per la Scala. La mostra è la prima iconografica di un artista del XX secolo dopo l’apertura del Museo del Novecento ed ha il sostegno dell’Archivio Savinio di Roma. Presenta oltre 100 opere, di cui 10 inedite. Fratello di Giorgio de Chirico, Savinio (1891-1952) ha attraversato tutta la prima metà del XX secolo, caratterizzandola in maniera originale e anticipando il postmoderno nelle arti, dalla letteratura alla pittura.

Siamo d'accordo con Savinio quando ci chiede di rinunciare all'omogeneità delle idee esortandoci invece a ricercare la convivenza creativa – afferma l'assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory - dove la cultura non diventa fanatismo ma, al contrario, il suo smascheramento. Non penso a Savinio come un intellettuale e un artista, di cui abbiamo comunque bisogno, ma come un legislatore quanto mai necessario.

La mostra vuol individuare il codice-Savinio: pur restando sempre dentro la cornice del quadro, Savinio apre la pittura a continue contaminazioni con linguaggi come il mito, la letteratura, l’architettura, la musica, le arti applicate, il teatro. Un autore rinascimentale e pre-postmoderno. Savinio – spiega Vincenzo Trione - è un affascinante e inestricabile caso. Egli appartiene fino in fondo alla tempesta culturale del XX secolo: il suo immaginario è influenzato dalle investigazioni surrealiste intorno alla dimensione dell’inconscio e alla rivelazione dell’onirico. Appartiene, però, anche al futuro. È un pittore che compie esercizi legati alla tradizione della figuratività italiana: guarda alla dimensione del mito, apportando su questo materiale trasgressioni iconografiche. Ed è pure proiettato verso costellazioni profetiche: è regista di fantasticherie fatte di mostri assurdi, dalle sembianze umane e animali insieme, le cui caratteristiche fanno pensare ai mutanti che riempiono i romanzi di fantascienza.

L’allestimento, a cura dello Studio AR.CH.IT  Luca Cipelletti e Associati, recupera il tema della finestra e del “guardare attraverso”: le prospettive e i coni ottici distorti e ruotati, ricorrenti nel repertorio di Savinio, prendono corpo in questo vero e proprio spettacolo, coinvolgendo e rendendo protagonista lo spettatore della mostra.

La mostra è accompagnata da un ampio catalogo che contiene saggi di Trione, Dorfles, Roberto Calasso, Paola Italia, Alessandro Tinterri e Nicoletta Cardano. Ogni sezione è introdotta da testi di scrittori: Paola Capriolo, Emanuele Trevi, Tiziano Scarpa, Edoardo Albinati, Giuseppe Montesano.

Info: Alberto Savinio.  La commedia dell’arte - a cura di Vincenzo Trione - Palazzo Reale, Milano - 25 febbraio /  12 giugno 2011 - www.mostrasavinio.it - www.ticket.it/savinio - Tel. 02 54 915.

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