Il film con Antonio Albanese è nelle sale dal 13 dicembre

Tutto tutto niente niente di Giulio Manfredonia

  Cultura e Spettacoli  

Perché Cetto La Qualunque, Rodolfo Favaretto e Frengo Stoppato finiscono in carcere? E, soprattutto, perché riescono a uscirne? Quale è il destino che li unisce? C’è qualcuno che trama nell’ombra? O costui preferisce farlo in piena luce?

Tre storie, tre personaggi con un destino che li accomuna: la politica con la “p” minuscola.

Cetto La Qualunque (Antonio Albanese), il politico, calabrese, “disinvolto” che abbiamo imparato a conoscere, questa volta è alle prese con una travolgente crisi politica e sessuale (in lui le due cose viaggiano sempre di pari passo).

Rodolfo Favaretto (Antonio Albanese) rincorre il sogno secessionista di un nordista estremo, vagheggiando l’Austria, e, per vivere e combattere la crisi, commercia in migranti clandestini.

Frengo Stoppato (Antonio Albanese), un uomo stupefacente, in tutti i sensi, che torna dal suo buen retiro incastrato da una madre ingombrante e devota, con un sogno semplice semplice: riformare la chiesa e guadagnarsi la beatitudine.

I tre vengono arrestati, ma un Sottosegretario (Fabrizio Bentivoglio), autorevole e maneggione, li rimette tutti e tre in libertà ed al servizio di un Presidente del Consiglio (Paolo Villaggio) di poche parole e smodato appetito. Entrati (il)lecitamente nella politica romana per garantire in parlamento voti e privilegi al partito di appartenenza, Cetto, Rodolfo e Frengo finiranno per comprometterne potere ed equilibrio.

Il film è un ritratto folle, ma non troppo dell’Italia di questi anni, in una girandola di situazioni paradossali e travolgenti. In realtà, forse, è semplicemente: neorealismo.

Nella nuova commedia di Giulio Manfredonia, il brianzolo Antonio Albanese. si fa in tre per ribadire l’indecenza di chi ci governa senza, però, riuscire ad eguagliare i referenti reali. I grotteschi personaggi di Albanese sono in bilico tra comicità e orrore. I tre “politici” sono un inerme defilé di maschere e abiti di scena che vestono modi cafoni e mondi faraonici.

Andando a vedere Tutto tutto niente niente si entra nell’universo di Antonio Albanese, che mette in piedi un circo di animali ridicoli e mostruosi.

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