Venerdì 6 febbraio la cappella è tornata ai monzesi

Monza, Duomo: il ritorno di Teodolinda

  Cultura e Spettacoli  

Dopo anni di impegno e di battaglie dei coniugi Franco e Titti Gaiani, presidente e vice presidente della Fondazione Gaiani (ente di gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio artistico del Duomo di Monza) che hanno coinvolto nell'impresa il World Monuments Fund, la Marignoli Foundation, la Regione Lombardia e la Fondazione Cariplo, dopo un grandioso restauro, effettuato dalle mani sapienti del team guidato dalla restauratrice Anna Lucchini, ed un investimento di circa 3 milioni di euro, torna visibile la cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza, un gioiello tra i più preziosi del capoluogo brianzolo, con il suo importante ciclo di affreschi tardo gotici, che hanno recuperato la loro dignità e tutta la loro magnificenza.

La Cappella di Teodolinda, che si sviluppa in altezza a sinistra dell’abside maggiore, ha al centro l'altare neogotico, ideato da Luca Beltrami nel 1888 su richiesta di re Umberto I, con la cassa che contiene la teca estraibile della corona ferrea. E’ decorata da un ciclo di affreschi degli Zavattari, famiglia di pittori con bottega a Milano, che è il maggior esempio di ciclo pittorico dell'epoca tardo gotica lombarda. L'ambiente, chiuso dalla cancellata progettata da Luca Beltrami a fine ottocento, è coperto da una volta costolonata nelle cui vele un autore rimasto anonimo ha dipinto gli Evangelisti.

La serie delle Storie di Teodolinda si compone di quarantacinque scene, disposte su cinque registri sovrapposti, che rivestono le pareti ed anche gli stipiti, per un totale di 500 metri quadri sono tutte firmate dalla bottega degli Zavattari, chiamati nel 1444 dall’arciprete Battista Bossi a narrare sulle pareti della cappella le gesta di Teodolinda, la regina dei Longobardi fondatrice della basilica di Monza alla fine del VI secolo dopo Cristo. Fonte primaria dell’opera dei maestri Zavattari sono stati gli scritti e i documenti della “Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi)” di Paolo Diacono e le cronache trecentesche di Bonincontro Morigia, uno storico monzese di età viscontea.

Il ciclo delle rappresentazioni inizia con il re longobardo Autari che cerca la sposa presso i Franchi: non riesce, però, a sposare Inganda, la sorella di Childeberto, re dei Franchi, che ha già promesso la sorella al figlio re di Spagna. Autari allora sposa Teodolinda, nata nella lontana Bavaria, una donna davvero molto particolare, che converte Autari ed il suo popolo al cattolicesimo: Alla morte del re, nel 590 d. C., Teodolinda si risposa con Agilulfo. Il ciclo si conclude con la sconfitta dell’imperatore Costante, che lascia l’Italia senza combattere contro i Longobardi, perché secondo una profezia erano invincibili anche dopo la morte di Teodolinda.

La numerazione delle 45 scene parte dall'alto a sinistra, procede quindi da nord a sud. Le prime 23 scene descrivono i preliminari e le nozze tra Teodolinda e Autari, fino alla morte del re; in quelle dalla 24 alla 30 sono raffigurati i preliminari e le nozze tra la regina e il secondo marito Agilulfo; dalla 31ma alla 41ma sono narrati la nascita e sviluppo del duomo, la morte di Agilulfo e quella di Teodolinda; dalla scena 41 alla 45, infine, troviamo l'approdo sfortunato dell'imperatore Costante e del suo ritorno a Bisanzio. La narrazione sottolinea, in particolare, gli episodi storici ritenuti di particolare importanza sia dagli autori che dai committenti.

Il ciclo è una vera meraviglia: i volti degli 800 personaggi appaiono vivi, quasi che respirino. Gli abiti, le acconciature, le armi e le armature, i balli, i banchetti, le feste, le battute di caccia documentano la vita a Milano nel XV secolo.

Fino a Pasqua i ponteggi, allestiti per il restauro, rimarranno agibili per piccoli gruppi e con percorsi particolari solo su prenotazione (prenotazione obbligatoria: tel 039.32.63.83) che potrà così vedere da vicino le pitture murali dedicate alla Regina bavarese. Subito dopo, i ponteggi saranno smontanti e la Cappella sarà inaugurata ufficialmente.

Nel cantiere, completamente made in Italy, sono state sperimentate non solo particolari tecniche di restauro, ma anche una particolare progettazione illuminotecnica ed artistica, affidata dalla Fondazione Gaiani ai Lighting Designers Francesco Iannone e Serena Tellini: sono state così messe a punto, per la prima volta, “Macchine di Illuminazione Speciali” che hanno illuminato prima il lavoro di pulizia e poi quello di restauro dell'opera degli Zavattari. Le ricerche condotte e i successi raggiunti sono stati il punto di partenza per il progetto di illuminazione della Cappella, a lavori terminati: un vero e proprio modo nuovo di fare ed utilizzare la luce con le nuove tecnologie a LED, riconosciuto internazionalmente come “La via Italiana“ e il “Metodo Monza“ per illuminare l'Arte, in modo estremamente emotivo.

Info: www.museoduomomonza.it

Giovanni Scotti

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