Intervista a Nadia Pitto, giovane mamma che gestisce l’azienda agricola Fiores

Val di Fassa

  In viaggio tra gusto e cultura  

I fiori in tazza e nel piatto. La tradizione delle piante officinali riprende piede in Val di Fassa.

Tanto tempo fa, quando non si usava portare l’orologio al polso, era l’ombra delle montagne a scandire l’ora. Dalle parti di Vigo di Fassa, per esempio, il Sass da le Doudes indicava con la sua ombra che erano le ore dodici.

Proprio davanti a questa maestosa lancetta in pietra, sorge oggi una piccola azienda agricola: Fiores.

L'azienda è gestita da Nadia Pitto, una giovane mamma che, coltivando piante officinale, è riuscita a inventarsi un nuovo lavoro.

Nadia, come è nata la tua passione per le piante officinali? Ma soprattutto, quando hai deciso di trasformarla in risorsa lavorativa?

Ho sempre amato il mondo dei fiori e delle piante, che ho studiato per anni con dedizione nel tempo libero… senza pensare, però, di trasformare questa passione in una vera e propria attività professionale. Ho studiato architettura e di lavoro, pensavo di fare l’architetto.

E poi, che è successo?

Un giorno mio marito si è ferito: l’ho curato con dell’olio di iperico fatto in casa e l’effetto sulla ferita è stato ottimo. A quel punto è stato mio marito stesso a spronarmi ad aprire l’attività. ‘Fiores’ è nata così, tre estati fa.

Piante che curano e piante edibili: parlaci dei tuoi fiori e delle loro proprietà.

I fiori che coltivo sono molti: ognuno ha il suo colore e il suo incantesimo nascosto. La monarda, per esempio, è un fiore rosso profumatissimo, con un aroma e un sapore che ricordano il limone. Ha un gusto molto buono e proprietà drenanti. C’è poi l’altea, un fiore bianco della famiglia delle malvacee, che contiene molte mucillagini: è ottimo per la tosse e il mal di gola. L’achillea, poi, di proprietà ne ha molte: è astringente, cicatrizzante, perfetta per chi soffre di dolori mestruali.

Vedo anche piante più comuni, come il basilico e la lavanda…

Si, si tratta di però di qualità particolari: la lavanda è svizzera e resiste bene alle temperature fredde. Il basilico, invece, è ‘basilico di montagna’ e ha un sapore molto più forte rispetto a quello del basilico comune. Ho provato a usarlo per fare il pesto, ma il gusto era decisamente troppo marcato: ora lo utilizzo in apposite miscele per sughi.

Come coltivi le tue erbe? Concime chimico o biologico?

Guarda, se dovessi scegliere ovviamente userei prodotti biologici ma la verità è che per ora le mie piante non hanno avuto bisogno praticamente di nulla, in questo senso. Merito anche delle modalità di coltivazione che utilizzo: la rotazione e la consociazione.

Cosa si intende per coltura consociata?

Significa coltivare nello stesso apprezzamento di terreno due o più piante, selezionate in modo tale da poter condividere uno stesso habitat senza nuocersi, anzi… in un certo senso ‘aiutandosi’ le une con le altre.

Un’ultima domanda: rimpiangi il lavoro di architetto?

Assolutamente no. Coltivare è tutt’altro che riposante, la terra è fatica… ma questo lavoro, lo studio e il contatto quotidiano con le piante e con i fiori, mi danno un’energia che non potrei trovare altrove.

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