La sorprendente storia di una famiglia unita alla storia dell’Argentina, in una delicatissima fase di transizione

Il Clan di Pablo Trapero: un film rivelatore

  Cultura e Spettacoli  

Diretto dal regista argentino Pablo Trapero (Carancho, White elephant), vincitore del Leone d'Argento per la miglior regia alla 72ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, “Il Clan” è ambientato in Argentina nei primi anni '80 e racconta la storia vera di una famiglia della media borghesia coinvolta in una serie spaventosa di sequestri, riscatti e omicidi.

All'apparenza i Puccio hanno un'esistenza ordinaria, Arquímedes (Guillermo Francella) con la moglie e i figli, si raccontano le loro giornate mentre cenano come qualsiasi altra famiglia. Il figlio più grande Alejandro (Peter Lanzani), è una stella nascente del rugby, manipolato e coinvolto dal padre nella progettazione meticolosa dei suoi sequestri. Il patriarca Arquímedes, determinato a rimanere a galla dopo il collasso del sistema politico dei militari, ricorre a un piano criminale per proteggere e consolidare il benessere sociale della sua famiglia. Dopo aver offerto i suoi servizi al regime militare e averne beneficiato, Puccio cambia target, continuando a far sparire non più oppositori politici ma persone ricche da cui ottenere riscatti.

Arquímedes è il capo e colui che pianifica le operazioni; l'insegnante di scuola Epifanía (Lili Popovich) è sua moglie; il figlio più piccolo Guillermo (Franco Masini) è il primo che inizia a riconoscere l'orrore dei crimini commessi; le figlie Silvia (Giselle Motta) e Adriana (Antonia Bengoechea) preferiscono ignorare le grida che provengono dal seminterrato; il figlio maggiore Daniel (Gaston Cocchiarale), soprannominato Maguila, ritorna a casa dalla Nuova Zelanda. Anche se in misura diversa, tutti nella famiglia Puccio accettano il proprio ruolo e si fanno complici, per continuare a beneficiare dei profitti ricavati dalle vittime del padre.

Alejandro, il figlio più grande, funge consapevolmente da scudo ai crimini del padre, è un insospettabile ragazzo prodigio e un affascinante stella del rugby. E' incapace di opporsi alla ferrea volontà del padre, e finisce per prestarsi a fare da esca con i possibili candidati ai sequestri. Ma nel momento in cui un sequestro finisce in omicidio, Alejandro deve guardare in faccia la realtà, e ammettere che suo padre, il suo eroe, è un assassino a sangue freddo. L'insorgere di grandi cambiamenti nella società argentina vanno di pari passo con il desiderio di Alejandro di immaginarsi il proprio futuro libero dal crimine e lontano dagli affari di famiglia. Nonostante il potere intimidatorio del padre, Alejandro si muove verso la consapevolezza di voler condurre una vita normale.

Nel momento in cui l'ondata democratica inizia a far pulizia all'interno del sistema giudiziario e tra i poliziotti corrotti nel paese, un sentimento di disperata inevitabilità si abbatte sulla famiglia.

La storia della famiglia Puccio rappresenta un doloroso avvertimento per l'Argentina, appena uscita dalla dittatura, delle cose atroci che le persone "normali" sono capaci di fare.

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