Abbiamo scoperto il volume nel corso della mostre La Luce del Marmo

La casa del colonnello di Alvise Lazzareschi

  Cultura e Spettacoli  

Su uno degli scaffali della libreria in mostra a La Luce del Marmo al Fuori Salone di Milano l’esposizione di oggetti e prodotti realizzati con il Marmo di Carrara e legati all’uso della sorgente luce, abbiamo potuto sfogliare il romanzo autobiografico La casa del colonnello, edito da Rizzoli.

Il romanzo è stato scritto da Alvise Lazzareschi, titolare di due cave di marmo, la cava Olmo e la cava Z, che, in quest’opera, testimonia la trasformazione del lavoro di cava: dalla fase preindustriale a quella attuale, moderna e meccanizzata.

Alvise è un cavatore, figlio e nipote di cavatori di marmo dei monti Apuani, che discende da due fra le più importanti e storiche famiglie di titolari di cava a Carrara: i Fabbricotti in linea paterna e i Cattani in linea materna.

Il romanzo è costituito da un prologo e da 28 capitoli, Nel prologo Alvise racconta una sua giornata di lavoro tipo, in cava: una normale ed allo stesso tempo particolare giornata lavorativa, a ridosso delle vacanze di ferragosto, nel corso della quale si insinua nella sua mente l'idea di fare … un viaggio nel suo passato. In ognuno dei 28 capitoli, poi, l’autore racconta una storia con il suo principio e la sua fine: storie particolari, personaggi originali, animali magici che contribuiscono tutti a completare il grande affresco del mondo di Alvise.

Ci sono riferimenti specifici al lavoro (la «bancata», la lizzatura, il «mugnone», il suono che avvisava il paese di un incidente sul lavoro), alle mansioni dei cavatori e alle tecniche di lavorazione di una materia preziosa ed antica come il marmo, ma il romanzo non cade mai nel tecnicismo: mantiene, infatti, un'impronta poetica e romanzesca, dalla prima all’ultima parola, a cavallo tra verismo e surrealismo.

Alvise, che ha appena compiuto 55 anni, una sera tira fuori da un cassetto una vecchia scatola di latta colma di fotografie e il diario scritto tanto tempo prima da suo padre. Sfiorando le immagini e i racconti, Alvise insegue i ricordi dell’infanzia a ritroso in un’epoca magica in cui realtà, sogno e leggenda si mescolano.

La casa del colonnello, che da il titolo al romanzo, è una grande casa costruita da un alto ufficiale per accogliere la sua amata, una nobildonna veneziana. Nel romanzo troviamo anche la vedova, che, al tramonto, ballava con la sua mucca e “Valzerlento”, un famoso capolizza degli anni ’40, di cui nessuno conosceva il vero nome, ma chiamato così perché era claudicante e camminava in modo da sembrare che danzasse, specie dopo aver fatto il giro delle cantine. Non mancano, poi, il “cudurzin”, l’uccellino dalla coda rossa amico dei cavatori, che a differenza degli altri uccelli non si costruisce il nido tra le fronde degli alberi, ma vive tra gli anfratti delle rocce, lassù, nelle vette più alte, e viene verso di noi per portarci un po’ di pace, per proteggerci, sollevare i nostri cuori dalla cappa che li opprime; il pavone, che di notte si dondola sulla "pisolanca"; la mucca, abituata a mangiar banane. Non manca neppure l’amore, proposto con due storie: quella del colonnello, che dà il titolo al romanzo, e quella del giovane Valdemaro, il filista della cava, e di Selene, 14 anni, una delle donne che portavano, in testa, dal fondovalle alle cave, i sacchi di iuta pieni di rena.

Il romanzo, popolato da piccoli e grandi eroi, da voce ad una tradizione ed ad una cultura, quelle dell'Apuania, che forse, grazie a questo contributo, non andranno perdute.

Nel 2010 Alvise Lazzareschi ha creato un’associazione sui generis, I non tesserati (non ci sono iscritti, non c’è quota associativa), per raccogliere somme a favore dell’associazione Ciai di Milano (tra i fondatori anche Raimondo Vianello), che si occupa di infanzia e di adozioni a distanza. Il denaro raccolto nel corso di due spettacoli musicali, organizzati da Alvise Lazzareschi al Teatro dei Rassicurati di Montecarlo e nel piazzale della sua cava Olmo, ad esempio, è servito per realizzare un progetto di scolarizzazione in Etiopia. Dopo l’alluvione in Lunigiana, Alvise Lazzareschi ha organizzato un concerto all’Accademia di belle arti a Carrara.

In linea con tali esperienze e al grido La cultura contro ogni forma di barriera, attraverso una parte dei proventi ricavati dalla vendita del romanzo La casa del colonnello, il cavatore Alvise Lazzareschi sostiene la Onlus Vorrei prendere il treno, che si è posta l'obiettivo di sensibilizzare la gente sulle esigenze legate alle persone disabili e fragili e di promuovere l'abbattimento di barriere architettoniche e culturali.

Un libro da leggere.

Giovanni Scotti

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