Dopo ”Le vite degli altri” di Henckel von Donnersmarck, ecco un altro inquietante e stupefacente esempio di spionaggio ad alto livello: il documentario di David Lean e John Scheinfeld “U.S.A. contro John Lennon”, già presentato alla mostra di Venezia l’anno scorso e adesso distribuito dalla Mikado.
Come sostiene Paolo Mereghetti, ”non è certo una novità che CIA e FBI abbiano spesso tenuto d’occhio (e a volte molto di più) artisti e uomini di spettacolo considerandoli potenziali nemici della nazione: da Orson Welles a Charlie Chaplin ad Elvis Presley…”
Siamo negli anni cruciali dell’amministrazione Nixon e della guerra del Vietnam, il mondo è pieno di giovani arrabbiati che si ribellano alla logica della morte e della sopraffazione e scopre in John Lennon una sorta di “messia”, spregiudicato ma non-violento, con le sue originali trovate, di giorno in giorno più trasgressive anche se a volte ingenue (se lette con gli occhi del nostro secolo) come quella di inneggiare all’amore e non alla guerra facendosi fotografare a letto con Yoko Ono con sulle labbra un sorriso innocente, in atteggiamenti peraltro casti. Il suo impegno altamente pacifista, presente in molti testi, i suoi comportamenti, le sue amicizie, preoccupano il governo.
A proposito della sua musica “impegnata”, ricordiamo il concerto del dicembre 1971 per chiedere la scarcerazione di John Sinclair, imprigionato perché scoperto ad offrire marijuana a un poliziotto in borghese, o la famosa” Give peace a chance,” che tutto il popolo cominciò a cantare “assordando” Nixon,o ancora,”Power to the people “o la celeberrima “War is Over”.
Per l’amministrazione Nixon Lennon divenne “un pericolo (politico) pubblico” tanto da giungere al punto di negargli, pretestuosamente, il rinnovo del permesso di soggiorno negli USA per espellerlo. Al processo che ne seguì, vinto dopo cinque anni da John Lennon e Yoyo Ono, si richiama il titolo.
Il film coniuga tensioni e momenti di evasione mediante la ricostruzione della personalità del giovane cantautore e l’analisi dello spaccato politico-sociale dell’ atmosfera della fine degli anni Sessanta.
I pregi del documentario sono una lucidità e un rigore notevoli per la presenza di filmati originali resi disponibili dalla moglie di John Lennon, Yoko Ono, e per le preziose testimonianze come quella, straziante, di Ron Kovic, il soldato che tornò dal Vietnam in carrozzella, autore del celebre “Nato il 4 di luglio” da cui Oliver Stone trasse il suggestivo film omonimo, o quella dello scrittore Gore Vidal .Tra le altre presenze,quella di Angela Davis , lo stesso John Sinclair e Bobby Seale,uno dei fondatori nel 1966 delle Black Panther .
Un film da non perdere per ritornare ad avere degli ideali o anche solo per un tuffo nella bella musica impegnata della nostra gioventù!
Rosella Barone
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