La contrazione della domanda di cosmetici è meno evidente rispetto alla media nazionale dei beni di consumo

Unipro annuncia: tiene il consumo quotidiano di bellezza

  Bellezza e Benessere  

E’ più marcata la specializzazione di nicchia e le situazioni disomogenee all’interno dei singoli canali.

Il rallentamento dell’economica mondiale penalizza le esportazioni di cosmetici dall’Italia.

L’industria cosmetica italiana reagisce con investimenti selezionati, sempre attenta alla ricerca e all’innovazione. Unipro, l’Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche, presenta la rilevazione del Centro Studi e Cultura d’Impresa sulla chiusura del secondo semestre 2008 e sulle previsioni del primo semestre 2009. La crescita del fatturato delle imprese cosmetiche alla fine del 2008 è prossima agli 8.300 milioni di euro con un segno positivo dello 0,3% a conferma di una stagione condizionata da importanti rallentamenti di mercato sia in Italia che all’estero.

Tengono bene i fatturati nei canali tradizionali, in particolare farmacia ed erboristeria. Di poco positive anche profumeria e grande distribuzione.

Negative le vendite nei canali professionali, in particolare nei saloni di acconciatura dove si assiste ad una razionalizzazione degli acquisti. Anche nei saloni di estetica impattano gli andamenti disomogenei nei vari centri.

Il rallentamento delle esportazioni (-2,3% con un valore di poco oltre i 2.200 milioni di euro) è condizionato dalle tensioni sui prezzi e da oscillazioni ancora instabili sui cambi. Pesa il calo dei consumi negli Usa e in alcuni paesi europei. Nelle aree BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e nei paesi asiatici di nuova industrializzazione (Vietnam, Tailandia, Singapore) l’offerta italiana di cosmetici è ancora molto competitiva.

Il saldo commerciale del settore è ancora positivo per 700 milioni di euro anche se il mercato interno agevola l’incremento delle importazioni.

Fabio Franchina, Presidente di Unipro, afferma che “più che in ogni precedente rilevazione le previsioni sulle vendite risentono di forti disomogeneità anche all’interno dei singoli canali. Alla generalizzata contrazione dei consumi fa da contraltare una propensione d’acquisto sempre più attenta e differenziata. Il cosmetico è entrato da tempo nell’uso quotidiano: il consumatore non può più rinunciare ad un abitudine entrata nella sfera ‘igiene - bellezza – benessere’ ma è sempre più attento al concetto di value for money”.

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